sabato 12 giugno 2010

Il nodo Israele

Questa è una storia di odio. Una storia di violenza, di crudeltà, di cieche pulsioni viscerali. Una storia di conflitti e ostilità antica quanto il tempo. Una storia che non trova mai fine. Una storia difficile da raccontare e di cui portroppo molte volte ci si accontenta di sapere poco e male. E' la storia di una terra e due popoli. Ed è proprio questa asimmetria a rendere questa storia straziante. E' la storia di Israele e Palestina.
Il primo è il nome del «popolo eletto» secondo le Sacre Scritture, discendente da una stirpe antica migliaia di anni. Il secondo è il nome della regione storica dove questo ed altri popoli vi hanno vissuto, una terra da sempre contesa.

Credenze religiose fin troppo radicate, sentimenti nazionalistici trascinanti e odio atavico sono le cause dell'infervorare del conflitto arabo-israeliano, che dopo vane speranze di risoluzione accarezzate dalla comunità internazionale, sembra ben lontano dal vedere la sua fine. L'ultimo episodio di questo conflitto è l'attacco alla nave di pacifisti proveniente dalla Turchia e diretta verso la striscia di Gaza per portare aiuti umanitari, episodio che ha causato l'insurrezione dell'opinione pubblica di tutto il mondo e ha decretato un possibile futuro di isolamento dello Stato di Israele.
Stato di Israele che, all'indomani della sua costituzione, era stato sostenuto e "coccolato" da molti Paesi protagonisti della politica mondiale quali gli Stati Uniti, molti Paesei europei tra cui l'Italia e anche dalla stessa Turchia. Il motivo di questo appoggio era il ritorno dalla diaspora, una situazione di esodo e di dispersione del popolo ebreo in tutto il mondo, una situazione protrattasi per 2000 anni, dalla colonizzazione della Palestina da parte dell'impero romano. La condizione di migranti dovuta da questa diaspora e la difficoltà di inserimento in contesti differenti dal loro, con la prerogativa essenziale di conservazione del proprio credo religioso e di tutto il complesso normativo e comportamentale che da esso ne deriva, hanno contribuito alla nascita di sentimenti di avversione nei confronti degli ebrei che sono sfociati poi nell'antisemitismo.

Proprio l'antisemitismo dilagante, la condizione di perseguitati e la terribile vicenda della shoah, hanno dato vita ad un nuovo corso della storia, successiva alla seconda guerra mondiale, volto a ricostruire la storia del popolo ebraico riassegnando finalmente a queste genti le loro terre d'origine. La Gran Bretagna, che aveva un mandato in quelle zone affidatogli dalla Società delle Nazioni, stava già cercando invano dagli anni '30 di spartire il territorio tra la popolazione araba preesistente e i coloni ebrei già in forte aumento. Israele costituì il suo Stato nel 1948 grazie anche al supporto delle Nazioni Unite. Da quel momento le pretese israeliane sui territori palestinesi si sono sempre più allargate. Nel 1967, con la guerra dei 6 giorni, Israele strappa a Giordania ed Egitto la Cisgiordania e la Striscia di Gaza che divengono territori occupati.
La coesistenza di israeliani e palestinesi è difficilissima se non impossibile, le differenze, soprattutto religiose, sono troppo marcate. Per questo nel 1993 si perviene agli accordi di Oslo, che prevedono un sgombero (non totale) dei territori occupati e ad un affidamento della loro amministrazione all'Autorità Nazionale Palestinese, che non è un vero e proprio Stato, ma una istituzione di controllo delle zone palestinesi.

Ciò che ha portato alla degenerazione del conflitto negli ultimi anni, sono i nazionalismi cresciuti sia tra gli arabi con la forza islamica di Hamas, sia tra gli israeliani, con l'affermazione della destra di Netanyahu. Ma non solo: tutta l'attenzione dimostrata dalla comunità internazionale ad Israele ha celato le prerogative dei popoli palestinesi facendo aumentare il loro astio verso i nuovi occupanti. La solidarietà internazionale, le sponde offerte ad Israele dalle potenze mondiali, hanno quindi giustificato le pretese ebraiche di onnipotenza su tutta la Palestina, incrementando una spirale di violenza culminata nell'ultimo episodio in ordine di tempo, il suddetto attacco alla flotta umanitaria Freedom flotilla, giustificato dal governo israeliano con il principio di legittima difesa.
Ebbene, Israele ormai difficilmente potrà trovare fiancheggiatori, persino gli USA sembrano volerle voltare le spalle. In queste condizioni qualcosa potrà cambiare? O Israele proseguirà il suo cammino in solitaria? Nel lungo e perdurante conflitto arabo-israeliano se non ci saranno subito svolte, non ne vedremo per molto tempo.