venerdì 26 febbraio 2010

Scricchiolii

Alla fine sembra che il sistema non sia più in grado di reggere se stesso. E' come la bolla immobiliare che ha scatenato la crisi economico-finanziaria: alla fine scoppia e rivela tutti i loschi meccanismi di cui si è nutrita. Prima lo scandalo della protezione civile e degli appalti ai grandi eventi, poi il caso Fastweb e la compravendita di voti del senatore Di Girolamo. Ciò che da sempre si sapeva, alla fine è venuto fuori: gli appalti affidati a parenti ed amici, le spese gonfiate, i voti comprati dai mafiosi: è questo che caratterizza il Sistema-Italia. Ne siamo stati travolti con la fine della prima Repubblica e lo scandalo di Tangentopoli, ed ora a nemmeno due decenni dall'inchiesta di Mani Pulite ci si ritrova di nuovo a parlare di politici che rubano. Ma è poi così strano che tutto ciò accada ancora? Direi proprio di no.

Le seconde linee (imprenditori e mafiosi) che costituivano la base dell'iceberg degli sporchi affari della politica fino ai primi anni '90, vedendo i loro referenti politici spazzati via dal ciclone delle inchieste del '92 sono stati costretti a esporsi in primi linea e a rigenerare il sistema che permettava ai loro affati di andare avanti. Lo stesso disastro provocato da tangentopoli ha creato le condizioni perchè si verifichi una tangepoli bis. Come la prima Guerra Mondiale che ha lasciato nel primo dopoguerra una situazione fortemente destabilizzata che creerà le basi per lo scoppio del secondo e più devastante conflitto.

Chissà se alla fine il sistema politico effetivamente imploderà, fatto sta che gli scricchiolii sono sempre più forti e se ne stanno accorgendo anche quelli che sono seduti sulle poltrone che cigolano. Ne sono prova le diverse misure che si vogliono attuare per frenare l'andazzo. Le misure che si dovrebbero attuare. Come il decreto anticorruzione, che non è altro che una illusione messa lì per ingannare che il problema sarà ben presto risolto. E questo ci porta ad analizzare una differenza fondamentale tra la prima Repubblica e la seconda. Tra quello che avvenne durante tangentoli e ciò che sta succedendo ora.

Infatti nello scandalo del '92 a farne le spese sono stati in primis i politici che immediatamente vista la bufera che li ha travolti sono stati costretti chi a lasciare, chi a nascondersi, chi a fuggire all'estero. Il che non è del tutto negativo perchè significa che erano ancora capaci di provare vergogna. Molti imprenditori che facevano parte dell'immenso giro di affari invece non hanno ancora pagato. La situazione attuale invece ora è opposta: gli imprenditori sono subito presi con le mani nel sacco, mentre i politici che li hanno favoriti sono inaccessibili, operano nell'ombra e anzi operano in quel fortino che è il Parlamento. Ma perchè questo ribaltamento?
Certo come ha detto Casini prima
«si rubava per il partito invece ora si ruba per arricchirsi» il che rendeva, all'epoca delle prime inchieste, molto più facile attaccare e prendersela con la casta politica. Ma ciò non basta a descrivere la situazione.

I nuovi politici della seconda Repubblica sono molto più scaltri e arguti e hanno pensato bene di dotarsi di una potente arma per non essere nuovamente travolti da uno scandalo simil-tangentopoli. E questa arma è il controllo dell'informazione, oltre ad una strategia di governo propagandistica. In fondo, il giudizio su di un politico è rimesso al popolo, e questo non è nè un magistrato che indaga, nè un giornalista che si informa sui fatti, e propaganda e censura sono ottime misure per prevenire nuovi scandali. Finora il Sistema ha retto, ma ora si sentono solo scricchiolii.

sabato 13 febbraio 2010

La chiamavano Giustizia

Conosciuta fin dai tempi antichi la giustizia ha percorso un cammino che l'ha portata ad affermarsi sempre di più come un principio fondamentale del vivere sociale. Considerata dagli antichi Greci come armonia del cosmo e uguaglianza di condizioni, con i Romani assume i caratteri di una prerogativa innata, naturalistica, che viene tradotta nello jus, il diritto. Nel 600 la giustizia viene fatta derivare dal senso e dalla ragione, e andrà a porre le basi per la Rivoluzione francese, quella che annienterà i regimi assolutistici, e costituirà lo Stato di Diritto nel quale nessuno è al di sopra della legge, e tutti debbono rispettarla.

Questo cammino evolutivo della giustizia, sembra ora arrestarsi in Italia, dove, in una semplice democrazia parlamentare, essa viene continuamente mortificata da leggi ad uso e consumo personale. Un tempo la legge serviva per imporre una giustizia che fosse a vantaggio di tutti, ora la legge viene utilizzata per deporre una giustizia che possa svantaggiare pochi. Questo avviene perchè il potere politico è considerato superiore e sovraordinato alla giustizia. Da essere mezzo per l'imposizione della giustizia, la politica diventa fine raggiungibile con l'utilizzo di essa. Si verifica duqnue un'assurda inversione di ruoli, frutto di una spregiudicatezza e spudoratezza politica, che insulta i principi primi del vivre ensemble, del bene comune.
Il peggio è che gli attacchi alla giustizia vengono compiuti non solo in piena consapevolezza, ma vengono anche inseriti all'interno di un progetto quasi organico di smantellamento dello Stato di Diritto, e di sbilanciamento dell'equilibrio tra poteri, di quel meccanismo di pesi e contrappesi che contraddistingue tutte le costituzioni occidentali e nondimeno la nostra.

Non è concepibile un parlamento bloccato a discutere di lodi, processi brevi, o legittimi impedimenti: leggi che servono solo al Presidente del Consiglio. Non è concepibile soprattutto una maggioranza costituita da servi che ricevono e d eseguono gli ordini del padrone. Sembra quasi una corte dove i cortigiani fanno di tutto per rientrare nelle grazie del loro signore. Ma non è solo questo. La politica italiana è anche un immenso giro di affari e di favori che vengono esauditi e ricambiati. La nostra è una Repubblica clientelare, è ciò è confermato dal caso ultimamente scoppiato sulla gestione degli appalti per il G8 della Maddalena.

La corruzione che penetra in tutti i livelli della politica, nei tessuti più interni e anche in quelli meno immagibili (come la Protezione civile), ci dimostra come la politica sia una questione che non ci deve riguardare. E ora l'ultima mossa voluta da questo governo è proprio quella di privatizzare la Protezione civile, per far sì che gli affari da essa gestiti possano essere condotti con maggiore tranquillità e senza troppi riflettori puntati addosso. Al riparo da scomodi osservatori che controllano in nome sempre di questa benedetta e insopportabile giustizia.