domenica 10 ottobre 2010

Il ritorno della politica

Ciò che l'Italia sta ancora aspettando è il ritorno della politica intesa come esigenza del confronto teso al raggiungimento di interessi comuni, per il bene di tutti, esigenza che si manifesta grazie alla libertà di espressione delle proprie idee, delle proprie opinioni, grazie alla necessità di una libertà di critica. Solo in questo modo la politica può giungere a delle soluzioni quanto più favorevoli e giuste per l'intera società. E' questa la politica che inizialmente pensavano i filosofi classici, la politica come inizialmente nacque, come la vedeva Aristotele: uno spazio pubblico dei e per i cittadini. Nonostante ora tutte le persone nascano come cittadini mentre invece così non era ai tempi di Aristotele, la politica d'oggi sembra ignorare le istanze e i bisogni dei cittadini per alimentare e sostenere se stessa. Ecco che i politici divengono una casta. Ed ecco che praticare politica viene visto come un modo per vivere al di fuori delle regole, come esercizio di un potere senza alcun controllo da orientare verso interessi ed affari personali, e verso il mantenimento e il rafforzamento della carica.

La cittadinanza, definita anche popolo quasi a indicare l'appartenenza ad un grado inferiore rispetto alla politica, per non far sì che proceda ad una destabilizzazione del potere dominante viene illusa con la propaganda, con la demagogia, con le promesse e con il controllo dei mezzi di informazione. In questo modo si formano sia gli Stati autoritari che le democrazie blande, quelle dove in Parlamento si cerca di contenere al massimo il dissenso, e ci si rimette nelle mani di un unico leader. Finora, la forma della democrazia blanda, la democrazia dormiente, è quella che si sta manifestando in Italia; ma non solo: questo è tipico di molti Paesi nel mondo, anche europei. Ma sembra che almeno qui da noi ci sia una inversione di tendenza. E mi riferisco all'azione del nuovo gruppo di Fini, Futuro e libertà, che fuoriuscito, o "cacciato" dal Pdl ha deciso di condividere con la maggioranza solo i proveddimenti che riterrà giusti, ovvero quelli che non danneggino la collettività a vantaggio solo di alcuni.

Questa volontà di dissentire dal potere dominante, la quale dovrebbe essere considerata come un fattore naturale di ogni democrazia, è stata accolta con grande clamore e scompiglio sia nella politica che nell'opinione pubblica, fino quasi al punto di "criminalizzare" i dissenzienti. D'altro canto l'opera di "compravendita" dei parlamentari avvenuta in questi giorni per riuscire ad ottenere una maggioranza parlamentare, rappresenta ancora una volta il servilismo e il perseguimento degli interessi personali di parte della politica, della maggior parte.

Ma come ritornare al vero significato della politica? Qual è l'antidoto? La soluzione è semplice ma di difficile attuazione. Essenzialmente è l'abolizione dei privilegi dei politici. La drastica riduzione dei poteri e del denaro che percepiscono i politici. E la scadenza definitiva del mandato. I soldi e la possibilità di conservare la posizione a vita sono gli elementi fondamentali di una politica malata, di una politica dannosa anzichè benefica. La politica deve ritornare in mano ai cittadini così come avveniva nella polis, da cui il nome politica.